Rimanere in silenzio davanti al massacro che i militari Birmani stanno perpetrando. Non è una forma di codardia, ma bensì di “Silente resilienza”.
Il regime Birmano, così come tutti gli altri organi dittatoriali dei paesi asiatici, controlla sistematicamente ogni articolo che parla sia nel bene che nel male degli avvenimenti politici.
Nel caso in cui ci si esprima in maniera contraria alle ideologie vigenti, ecco che il proprio nominativo finisce in una sorta di Black List a cui fa seguito un possibile divieto di ottenimento del Visto di ingresso o una rapida espulsione dal paese venendo tacciati con la nomea di ospite indesiderato.
Il nostro arrivo in Birmania era stato pianificato per il prossimo Novembre 2021.
Ci saremmo recati all’ospedale pediatrico di Rangoon dove avremmo collaborato per la realizzazione di un laboratorio protesico. Iniziato a visitare bambini che hanno subito amputazioni a cui avremmo poi costruito delle protesi per permettere a tutti loro di tornare a vivere una quotidianità dignitosa senza correre il rischio di finire emarginati o ghettizzati in contesti molto simili a quelli della schiavitù.
Il secondo obbiettivo era quello di strutturare dei corsi di formazione per insegnare ai tecnici locali le basi del nostro sistema di lavoro.
Nel tempo poi avremmo provveduto alla creazione di livelli successivi con l’intento di rendere completamente autonomi i nuovi tecnici ortopedici, sganciandoli così dalle illogiche regole commerciali imposte dalle lobby dell’ortopedia occidentale.
Tutto ciò non avverrà e probabilmente non ci verrà consentito nemmeno l’ingresso nel paese Birmano.
Quantomeno non a chi scrive visto che da ora in avanti mi scaglierò ogni giorno contro il regime militare per far sapere quali aberranti forme di violenza sta perpetrando sulla popolazione che chiedeva solo il rispetto del voto che aveva proclamato la democrazia e non la dittatura come legittima forma di governo.
Credo sia necessario che si sappia che i criminali con stellette e coccarde appuntate sulla divisa sono responsabili dell’uccisione di bambini ritenuti collaborazionisti.
Che gli episodi di violenza in ogni città Birmana costituiscono ormai la normalità, che la vessazione verso le famiglie che non hanno al loro interno nessun appartenente a gruppi militari è stata pianificata e che in maniera silente si completerà il processo di pulizia etnica contro i Rohingya.
E personalmente credo sia anche necessario che si sappia che il diritto alla disobbedienza non è contemplato dai generali birmani e che in maniera subdola gran parte dell’occidente sta fingendo di essere profondamente turbato per l’escalation di violenza che si sta consumando in Birmania.
Finge profondo sgomento anche l’Italia, ma sarebbe interessante indagare sulla triangolazione di armi che dal nostro paese raggiungono le furerie Birmane senza lasciare traccia.
Lo fanno solo quando i proiettili sparati dai fucili della polizia vengono raccolti da terra e sulle ogive si può leggere il nome di società italiane che producono solo ed esclusivamente armi.
Perché nel 2021 siamo ancora convinti che con un fucile in mano si possa difendere sul nostro pianeta, peraltro mai stato dichiarato sotto assedio da alieni o forze extraterrestri, ma sistematicamente minacciato da noi stessi.
Il Covid aveva parcheggiato i conflitti bellici. Il mercato dei signori della guerra era in calo e i profitti risibili. Ed ecco che con un abile colpo di magia si fa nascere una guerra civile.
Non noi contro di loro, perché questo genererebbe troppe problematiche dell’establishment , ma loro contro di loro. Lasciamo che si ammazzino..sono solo musetti gialli.
Lasciamo che distruggano tutto, sono solo dei poveracci, e poi dopo averli portati all’indebitamento ( vi potrà sembrare strano ma le armi e i proiettili si pagano..anche a rate ma alla fine si pagano) ecco che fingeremo travestiti da Onlus che si preoccupano più di girare spot pubblicitari strappalacrime che non invece di fare ciò che nel loro statuto è scritto nel prime righe AIUTARE LE PERSONE ecco che ci metteremo in fila come i topolini dietro al pifferaio di Hammelin per andare in Birmania, fingendo di essere li per ricostruire e inviando invece ai vari governi fatture gonfiate con spese farlocche e voci che parleranno di aiuti umanitari.
Il grande gioco della guerra, funziona meglio del Monopoli e ha lo stesso denominatore comune, mandare in bancarotta qualcuno, se poi per farlo lo devi anche ammazzare che problema c’è?
E’ solo un piccolo e insignificante muso giallo.

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